Le patologie dismetaboliche sono malattie croniche degenerative causate da diversi possibili malfunzionamenti del metabolismo. Le più note patologie appartenenti a questa ‘’categoria’’ sono diabete, obesità e sindrome metabolica. Se le prime due sono patologie a tutti gli effetti, più complesso sembra essere definire la sindrome metabolica che è caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno tre fattori di rischio come, per esempio, ipertensione, insulino resistenza o colesterolo alto.
La sindrome metabolica può avere diverse cause e può portare conseguenze anche molto serie se non gestita nella maniera corretta anche con l’ausilio di strumenti non strettamente farmacologici. Andiamo insieme a scoprire qualche cosa di più sulla sindrome metabolica, le sue cause, i suoi effetti e le sue possibili cure.
Cos’è la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza in contemporanea di almeno tre dei seguenti fattori di rischio: ipertensione, ipertriglicerimedia, insulino resistenza, livelli alti di colesterolo o eccessiva circonferenza addominale. L’azione congiunta di questi tre o più fattori di rischio può esporre il paziente a rischi molto alti sia a livello cardiovascolare che epatico.
Cosa provoca la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica, così come molte altre patologie dismetaboliche, può essere provocata da fattori genetici ereditari oppure da uno stile di vita scorretto caratterizzato da scarso movimento e da una dieta fortemente squilibrata. Spesso il fattore genetico e quello degli stili di vita si accavallano rendendo meno efficace anche l’azione dei farmaci che, fortunatamente, la medicina ci ha messo a disposizione per provare ad arginare questa problematica purtroppo sempre più diffusa nella nostra società.
Come curare la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica può essere arginata mediante farmaci che vadano a ridurre i fattori di rischio presentati dal paziente ma è di fondamentale importanza anche agire sul fattore legato agli stili di vita che molto spesso è quello predominante nei casi più gravi. L’attività fisica, sempre se praticata nella maniera più corretta insieme a un professionista del settore, può essere un’arma formidabile per quantomeno rallentare la degenerazione della malattia riducendo al minimo gli effetti deleteri della stessa sulla vita quotidiana del paziente.